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A rhythm overflows the grief
moment by moment
rocking melodiously
words humming like velvet
soft like the rain on a spring day
soothing her head
surrounding her wandering mind

dissolving slowly like salt on her learned tongue
round twists and turns
creamy moving effortlessly through bendable tubes
soaking into new found places
squeezing harder
non lasciar andare

smarting palm against gripping-
breath heavy, warm and moist
gasp in cracked tones from far within
long, long, long

pressing, constricting
slippery and close
lips move slowly along open ears
touch gently
fall subtly closer still, yet again

eyes open, flutter quickly
passing over adoring breath
and wet lips
along the way loosened grip
squeeze once more
giusto per essere sicuri

flashing teeth in sure smile
understanding dimple
fingers flow and stop to rest
eyes flicker to dancing pupils
stars swirling
open and see
colors playing in the dark

curl around feet and legs
tight and tired
collapse and laced comfortably forever.
bk Feb 2015
elvis è vivo e abita sulla curva delle mie labbra, per questo le ragazze sono tutte invidiose di me e quando mi vedono piangono piangono piangono ma non sanno che a dividermi dal mondo c'è un vetro opaco su cui sono riflessa solo io
qualcuno ci prova a lasciar scritte graffiate con le unghie ma
non leggo. non voglio leggere.
Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti,
Dai boschi, dall'**** fucine stridenti,
Dai solchi bagnati di servo sudor,
Un volgo disperso repente si desta;
Intende l'orecchio, solleva la testa
Percosso da novo crescente romor.
Dai guardi dubbiosi, dai pavidi volti,
Qual raggio di sole da nuvoli folti,
Traluce de' padri la fiera virtù:
Ne' guardi, ne' volti, confuso ed incerto
Si mesce e discorda lo spregio sofferto
Col misero orgoglio d'un tempo che fu.
S'aduna voglioso, si sperde tremante,
Per torti sentieri, con passo vagante,
Fra tema e desire, s'avanza e ristà;
E adocchia e rimira scorata e confusa
De' crudi signori la turba diffusa,
Che fugge dai brandi, che sosta non ha.
Ansanti li vede, quai trepide fere,
Irsuti per tema le fulve criniere,
Le note latebre del covo cercar;
E quivi, deposta l'usata minaccia,
Le donne superbe, con pallida faccia,
I figli pensosi pensose guatar.
E sopra i fuggenti, con avido brando,
Quai cani disciolti, correndo, frugando,
Da ritta, da manca, guerrieri venir:
Li vede, e rapito d'ignoto contento,
Con l'agile speme precorre l'evento,
E sogna la fine del duro servir.
Udite! Quei forti che tengono il campo,
Che ai vostri tiranni precludon lo scampo,
Son giunti da lunge, per aspri sentier:
Sospeser le gioie dei prandi festosi,
Assursero in fretta dai blandi riposi,
Chiamati repente da squillo guerrier.
Lasciar nelle sale del tetto natio
Le donne accorate, tornanti all'addio,
A preghi e consigli che il pianto troncò:
Han carca la fronte de' pesti cimieri,
Han poste le selle sui bruni corsieri,
Volaron sul ponte che cupo sonò.
A torme, di terra passarono in terra,
Cantando giulive canzoni di guerra,
Ma i dolci castelli pensando nel cor:
Per valli petrose, per balzi dirotti,
Vegliaron nell'arme le gelide notti,
Membrando i fidati colloqui d'amor.
Gli oscuri perigli di stanze incresciose,
Per greppi senz'orma le corse affannose,
Il rigido impero, le fami durâr;
Si vider le lance calate sui petti,
A canto agli scudi, rasente agli elmetti,
Udiron le frecce fischiando volar.
E il premio sperato, promesso a quei forti,
Sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,
D'un volgo straniero por fine al dolor?
Tornate alle vostre superbe ruine,
All'opere imbelli dell'**** officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor.
Il forte si mesce col vinto nemico,
Col novo signore rimane l'antico;
L'un popolo e l'altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D'un volgo disperso che nome non ha.
Vedo la luce di un lampione,
lì in fondo alla strada.

La vedo dal secondo piano. Dall'alto.

Non la voglio lasciar illuminare la strada da sola.
Non riesce molto bene. Non sembra serena.

La luce non è fioca, ma non è viva.

È gialla, ma uno di quei gialli che non sceglieresti
tra i pastelli colorati.

La strada che illumina è familiare,
ma non è amica.

Non deve esser molto contento quel lampione.

Vorrei potesse andarsene
da quella staticità.

Da quella strada.

Da quel nulla

///

I see the light of a street lamp,
there at the end of the street.

I see it from the second floor. From above.

I don't want to let it light the street by itself.

It doesn't work very well. It doesn't seem peaceful.

The light isn't dim, but it isn't bright.

It's yellow, but one of those yellows that you wouldn't choose
among colored crayons.

The street it lights is familiar,
but it isn't friendly.

That street lamp must not be very happy.

I wish it could go away
from that static.

From that street.

From that nothingness
Written by a kid looking out the window

— The End —